Il Rapporto Rifiuti Speciali ISPRA 2018 è nato da una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale per il ciclo dei Rifiuti dell’ISPRA in base a quanto previsto dall’art. 189 del D.Lgs. n. 152/2006. I dati sono raccolti grazie al contributo delle Sezioni regionali o provinciali del Catasto, nonché attraverso il MUD.
Attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, l’obiettivo è quello di fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato per orientare politiche e interventi adeguati, al fine di monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.
In base a quanto viene rilevato dal rapporto, l’Italia produce il 2% in più di rifiuti speciali rispetto al 2015, attestandosi ad una soglia di circa 135 milioni di tonnellate; nonostante la maggior parte di essi venga riutilizzata in nuovi cicli produttivi, siamo ancora lontani dall’essere competitivi con gli altri paesi europei, basti pensare al fatto che molte ceneri di centrali elettriche, inceneritori ed amianto vengono esportate all’estero, principalmente in Germania.
Ad aumentare, in modo particolare, sono stati i rifiuti pericolosi, che registrano un +5,6 %, a dispetto di quelli non pericolosi che si fermano ad una crescita dell’1,7%.
Il settore più “produttivo” di rifiuti speciali non pericolosi rimane quello delle costruzioni e demolizioni, che rappresenta il 43,4%, seguito dalle attività di trattamento dei rifiuti e attività di risanamento (16,9%) e da quelle manifatturiere (19,4%).
Per quanto concerne i rifiuti pericolosi, il 38,3% viene prodotto dal settore manifatturiero, mentre il 30,9% deriva da attività di trattamento rifiuti e attività di risanamento ed il 19,8% è legato al settore sei servizi, del commercio e dei trasporti.
Il 65% dei rifiuti viene avviato a recupero, mentre il 13,3% è avviato ad altre forme di smaltimento; molto limitate invece sono le percentuali di rifiuti avviati rispettivamente a recupero di energia (1,5%) e incenerimento (0,9%).
I rifiuti pericolosi vengono soprattutto smaltite, in particolare mediante trattamento chimico-fisico, mentre per il recupero di materia l’operazione più diffusa è il riciclo di metalli o composti metallici. ISPRA spiega:
“Il riciclaggio di qualità consente di reimmettere materiali nei cicli produttivi, riducendo al contempo il ricorso allo smaltimento, particolare a quello in discarica. Per quest’ultimo si registra un aumento del 7,9% (887 mila tonnellate) rispetto al 2015, a fronte di una progressiva diminuzione del numero totale delle discariche operative, che passano da 392 nel 2014 a 350 nel 2016.”