Nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L150 del 14 giugno 2018 sono state pubblicate le direttive sulla Circular Economy, che entrano in vigore il 4 luglio 2018 e dovranno essere recepite dagli Stati membri entro il 5 luglio 2020.

Le Direttive in dettaglio sono:

I target introdotti con il nuovo pacchetto europeo sono:

  • Per i rifiuti urbani si alzano al  55% nel 2025, al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035 gli obiettivi di riciclo (oggi siamo al 42%). Per il 2035  è necessario  che la raccolta differenziata arrivi almeno al 75% (oggi  la media nazionale  è del 52,5% ).
  • I produttori, nella gestione dei rifiuti, devono assicurare il rispetto delle condizioni per il riciclo, la copertura dei costi di gestioni efficienti sia della raccolta differenziata sia delle operazioni di cernita e trattamento, dell’informazione,  della raccolta e della comunicazione dei dati. Per gli imballaggi tale copertura sarà dell’80% dei costi dal 2025, per i settori non regolati da direttive europee la copertura dei costi sarà almeno del 50%, mentre per RAEE, veicoli e batterie restano le direttive vigenti in attesa di aggiornamenti.
  • Per il riciclo degli imballaggi si dovrà aumentare il riciclo dall’attuale 67% al 70% del totale degli imballaggi entro il 2030. In Italia per gli imballaggi in legno oggi il riciclo è al 61% a fronte di un obiettivo del  30%; per quelli ferrosi l’ obiettivo è dell’l’80% (oggi si è  al 77,5%); per l’alluminio l’ obiettivo è del 60% (oggi si è già al 73%); per gli imballaggi in vetro l’ obiettivo è del 75% (oggi si è al 71,4%); per gli imballaggi  di carta si dovrà passare  dall’ attuale 80%  all’85% . Le maggiori difficoltà, a causa degli imballaggi in plastiche miste, si riscontrano per il riciclo di quelli in plastica che dovrà aumentare  dal 41% attuale al 55% al 2030.
  • Lo smaltimento in discarica non dovrà superare il 10% dei rifiuti urbani prodotti. Oggi in Italia la media è del 26% e con Regioni in forte ritardo:  il Molise (90%  in discarica), la Sicilia (80%), la Calabria (58%), l’Umbria (57%), le Marche (49%) e la Puglia (48%).
  • Per attuare a una strategia contro gli sprechi alimentari vengono introdotti  target di riduzione degli sprechi del 30% al 2025 e del 50% al 2030.

Le norme introducono anche nuove definizioni: i rifiuti urbani sono definiti come rifiuti domestici indifferenziati e da raccolta differenziata, rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti da altre fonti equiparabili ai rifiuti domestici per natura e quantità, rifiuti risultanti dalla pulizia dei mercati e dalla nettezza urbana.

Di fondamentale importanza anche i riferimenti al Food Wast”, gli alimenti destinati al consumo umano, commestibili o non commestibili, rimossi dalla catena di produzione o di approvvigionamento per essere scartati, e alla cosiddetta Responsabilità Estesa del Produttore: chi produce un bene deve avere la responsabilità finanziaria o finanziaria e organizzativa per la gestione dei rifiuti derivanti dallo stesso prodotto.

In tema di prevenzione, il pacchetto di norme chiede agli Stati membri di adottare misure volte a evitare la produzione di rifiuti, come l’incentivo all’utilizzo di prodotti efficienti, durevoli, riparabili e riciclabili o la creazione di sistemi che promuovano attività di riutilizzo, in particolare per le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, i tessili e i mobili, senza dimenticare una riduzione della generazione di rifiuti alimentari nella produzione primaria, nella trasformazione e nella fabbricazione, nella vendita e in altre forme di distribuzione degli alimenti, nei ristoranti e nei servizi di ristorazione, nonché nelle singole case.

E’ previsto anche un rafforzamento della gerarchia dei rifiuti con l’introduzione dell’obbligo per gli Stati membri di mettere in essere strumenti economici adeguati per la sua implementazione.

Archivio

Tutti i nostri articoli pubblicati in questa pagina possono essere cercati tramite la barra di ricerca qui sotto: