Gli esperti confermano che l’anno appena iniziato potrebbe essere il più caldo registrato fino ad ora; la combinazione del riscaldamento terrestre causato dalle attività umane con la naturale oscillazione delle temperature, potrebbe portare a fenomeni meteorologici pericolosi e distruttivi, che sarebbero in grado di aumentare del 50% e fino al 300%; tutto questo potrebbe accadere se il mondo non agisce rapidamente nella riduzione delle emissioni di gas serra derivanti dalla combustione fossile. Il tempo per realizzare questo cambiamento è limitato e gli effetti di un disinteresse generale potrebbero essere devastanti.

Quali sono le conseguenze?

Le conseguenze di tale cambiamento si possono riscontrare negativamente anche sul mondo del lavoro; le ondate di calore, infatti, in alcuni periodi dell’anno, hanno provocato una sbalorditiva perdita di produttività nel 2018, poiché faceva troppo caldo per lavorare all’esterno o addirittura per uscire in sicurezza. Si registra che, proprio per il caldo eccessivo, nell’anno appena passato sono state perse circa 153 miliardi di ore di lavoro, una cifra che ha dell’incredibile. Sorge quindi una domanda: quest’anno e forse quelli a venire le ore perse raddoppieranno?

Ad essere interessati dal fenomeno, sono ampie categorie di lavoratori, come ad esempio: operai che lavorano outdoor, medici, ingegneri, promotori finanziari e numerosi altri, che potrebbero presto vedere l’influenza dei cambiamenti climatici nei settori in cui lavorano, se già non li vedono. Inoltre i lavoratori e in generale la popolazione, con il surriscaldamento globale, possono anche essere soggetti a vari ed imprevedibili cambiamenti climatici quali, come scritto in precedenza, fenomeni meteorologici pericolosi, quali alluvioni, terremoti, uragani, trombe d’aria, incendi per irraggiamento e siccità, ecc…

Andrew Winston scrive nel suo libro – La grande svolta: strategiche pratiche e radicali per un mondo più caldo, più scarso e più aperto:

“Tutti hanno bisogno di capire che i cambiamenti climatici avranno nella vita di ognuno la stessa influenza che hanno nella nostra di oggi i social media.”

Le conseguenze maggiori sono quindi legate al caldo eccessivo, che può portare a: vertigini, disidratazione, colpo di calore, stanchezza (che porta alla poca efficienza e attenzione), inalazione di sostanze volativi chimiche o biologiche che con il calore possono aumentare. Quando è troppo caldo, infatti, le persone lavorano meno efficacemente all’aperto, nelle fabbriche, in ufficio o in movimento a causa della ridotta capacità di sforzo fisico e di poter completare i compiti mentali.

Le aree più esposte attualmente sono: il sud degli Stati Uniti, l’America Centrale ed i Caraibi, il Nord America meridionale, l’Africa settentrionale ed orientale, il Sud ed il Sud-Est asiatico. A favore dell’Italia vi sono non solo i dati positivi sull’utilizzo di fonti rinnovabili, ma anche il suo clima e la sua posizione geografica. Le energie verdi prodotte nel nostro paese sono del valore del 36% per energia elettrica; del 20% per quanto riguarda il riscaldamento, del 10% per la produzione, quest’ultima però vede un aumento anche grazie ad un decennio di crisi economiche e di delocalizzazioni produttive; unica nota negativa i consumi pari al 6,5% a fronte di un obbiettivo del 10%. L’Italia, infatti, ha investito nell’impiego di biomasse solide per il riscaldamento e nella produzione di energia elettrica da pannelli solari fotovoltaici e da impianti eolici. Non si può però pensare che questo sia sufficiente per non incorrere nei cambiamenti, ne abbiamo, infatti, anche noi già avuto piccole conseguenze, quali terremoti, alluvioni, siccità e soprattutto innalzamento delle temperature si può quindi concludere che nonostante gli sforzi del nostro Paese, per diminuire i gas serra che vanno mantenuti ed aumentati, serve una collaborazione totale e globale di tutti i Paesi, per evitare che questi cambiamenti possano avvenire e che la produzione dei lavoratori ed i lavoratori stessi non debbano risentirne.

Fonte immagini: Burst Shopify, Canva, GettyImages, Pexels, Pixabay, PNG Tree, Unsplash

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